mercoledì 30 novembre 2011

Ti bacio...

“Un bacio, insomma, che cos’è mai un bacio? Un apostrofo rosa fra le parole “t’amo”(….)un segreto detto sulla bocca”.
Ecco, ora forse è più chiaro il riferimento all’opera di Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac.
Cos’è in fondo un bacio, chiede Cyrano? E’ solo un piccolo gesto: il più semplice e naturale al mondo.
Quante cose si dicono con un bacio? Ci baciamo per esprimere amore, tenerezza e passione, per dare una prova di fiducia, di confidenza, di disponibilità, per fare la pace dopo un litigio o per augurare la buona notte.
Potresti mai immaginare di non poter baciare la persona che ami? L’importanza del bacio nel rapporto di coppia è universale, evidente,intuitiva.
Le relazioni si costruiscono intorno al bacio. Baciarsi è la prima forma di intimità che un uomo e una donna sperimentano e diventa, con il tempo, il simbolo di complicità e solidità della coppia.
Un gesto così semplice può mantenere viva la passione nel tempo, se solo impari a valorizzarlo e a riconoscergli la giusta importanza.
Dai più valore ai piccoli gesti! A volte basta solo un bacio per dimostrare importanza a coloro che ti sono accanto.

martedì 15 novembre 2011

Come possiamo desiderare ciò che non possediamo?


Una delle ambiguità del Desiderio si rivela nel desiderare qualcosa che non si possiede, che manca.
Come possiamo desiderare ciò che non possediamo?
Argomentazioni in chiave puramente filosofica che mettono in evidenza la profonda lacerazione tra l'arte dell'amore e il desiderio dell'altro; forse troppo difficile scendere in tale ambito e non rimanere confusi. Desiderare per se stessi o desiderare per l'altro?!. Blocco totale, pensieri sparsi e impazziti, poche troppo poche illuminazioni, la mente brancola nel buio di quel vicolo cieco chiamato vita.
Questi pensieri fanno scaturire un'altra domanda ancora più confondente, fuorviante:" l’Amore è quindi ciò che divide, che ci separa dall’Altro?!".
Il fatto ossessionante del desiderio è che esso si spegne nel possesso dell’oggetto, annullandolo e negandolo allo stesso tempo.
L’assenza reale dell’altro crea il dubbio che esso non desideri. Nasce così l’incertezza:l’apparente non corresponsione irrita la sudditanza di chi attende perché esso si sente dipendente da una persona che lo fa aspettare quasi a volere diminuire e aumentare il desiderio-bisogno dell’altro.
Paradossalmente però l’oggetto che ama non smette mai di credere di essere amato perché allucina ciò che desidera, non è in grado di pensare razionalmente perché innamorato del desiderio stesso.
L’assenza prolungata impone al soggetto che attende di sopportare e di abituarsi all’intermittenza dell’altro manipolando l’assenza, distrarsi dal pensiero fisso dell’altro e sostituirlo con la creazione di un linguaggio che porti alla creazione di maschere che consentano la difesa dal desiderio.
Oddio!!! Elucubrazioni di una mente arsa dal desiderio o dal possesso dell'altro?!?. Qual'è la differenza sostanziale?!. Non mi è dato sapere, confusione e indecisione albergano fra le righe del mio inconscio lasciando un senso di frustrazione e di inspiegabile.
Smarrita tra il desiderio di desiderare e quello di essere desiderata.
Allora sorge un'altra domanda: esiste una differenza fra desiderio e passione?!. Sicuramente si ma ora... preferisco pensare al desiderio per la passione.



 

giovedì 10 novembre 2011

Cambiare

Cambiare è
- crescere in un significato nuovo di esistenza
- migliorare la propria personalità
- uscire dai circoli viziosi e dalle stanze chiuse
- stare meglio con sé stessi e nella propria esistenza       

mercoledì 9 novembre 2011

La delusione

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo.
Oriana Fallaci, Un cappello pieno di ciliege, 2008 (postumo)

lunedì 7 novembre 2011

Le prime luci del mattino - Fabio Volo

Amo la sua sicurezza e la sua grazia. La sicurezza può essere dovuta all'esperienza, ma la grazia non si può conquistare. E' un dono. Una persona può imparare a essere gentile, attenta, perfino delicata, ma non può imparare la grazia. Tutta la sua passione, la sua sicurezza, la sua bellezza non sarebbero bastate senza quella grazia.
Con lui non sono una donna innamorata, ma una donna felice sì. Gli appartengo e non ho scelta. Non ho mai provato per nessuno una sensazione del genere. Nessun uomo mi ha mai presa così nel profondo, mi ha mai dato la sensazione di essere vista tutta intera. Mi sono svuotata e riempita di noi, e in quel "noi" c'è la parte più vera di me.
Più faccio l'amore più ne ho voglia. lui mi spinge sempre al limite delle mie possibilità, oltre quelle che credevo  di poter sostenere. Non va mai oltre, sta un passo indietro, sempre sulla linea tra il picco massimo di piacere e l'inizio del dolore, in quella zona dove il piacere è così intenso da contenere un'ombra di sofferenza. L'orgasmo che raggiungo con lui è profondo, diverso da quelli che conoscevo e che sono in grado di darmi anche da sola. Ogni volta che o provo è sempre più intenso. Come se lui aumentasse la mia capacità di godere. Forse questo è anche dovuto al fatto che il nostro rapporto è indefinito e mi sfugge. Solo quando facciamo l'amore lo sento mio...

Il fiore che ha voglia.....




Il fiore che ha voglia di vivere spacca la roccia...
Quanti significati possono essere dati ad una frase del genere ma credo che uno solo sia quello giusto: chi ha voglia di emergere troverà il modo di farlo.Una metafora potente.
Certo non tutte le rocce voglio soffocare questa crescita, alcune posso proteggere il piccolo fiore e guidarlo verso lo spiraglio, facendogli scudo. Altre invece possono risultare minacciose e spaventare, ed è lì che la forza trova la sua rivincita. Nel silenzio della vita, lentamente si continua a crescere cercando uno spazio in cui la propria dimensione ci consenta di essere visti o anche solo notati; altre volte si vorrebbe passare in sordina non lasciando tracce che possano far risalire a noi.
A volte le rocce stringono e ci sono solo due possibilità premere per liberarsi o soggiogare; altre volte la roccia è magnanima e ci lascia respirare e ci avvolge come a volerci proteggere.
Certo un fiore avrebbe vita facile a crescere in un prato ma, anche lì non sarebbe al sicuro, vivrebbe con la preoccupazione di essere calpestato da occhi indifferenti alla bellezza e alla grazia della semplicità di madre Natura.
Allora cosa sia meglio è arduo dirlo.
Meglio essere un fiore tra le rocce o un fiore di prato?.
A questo punto credo sia meglio crescere tra le rocce.
E quanti fiori ci sono in quell'ambiente così ruvido.... ognuno può raccontare la propria storia, il proprio percorso con le sue certezze e le sue fragilità, con i suoi colori unici e irripetibili e con tutto ciò che lo rende, invece, parte dell'intero e simile agli altri. Unici ma uguali. Basta un raggio di sole e anche la solitudine non è più così amara, una pioggia ristoratrice che li disseti, uno sguardo ammirato e meravigliato e restano lì, apparentemente incastrati nel solo luogo che gli permette di essere se stessi.


domenica 6 novembre 2011

November rain

Musica: cibo per l'anima

http://youtu.be/8SbUC-UaAxE

La gioia

Osservare la mente, osservarla come un fiume che scorre, senza fare nulla. Senza pretendere che sia diversa da come è. Lasciando arrivare pensieri, immagini, sensazioni. Lasciandoli andare, come le nuvole del cielo. Questa è l’essenza della meditazione.
Se osserviamo la mente, senza aspettative, senza desideri, senza pretese; se accogliamo tutto ciò che arriva, dopo qualche tempo sperimentiamo un affinamento dei sensi, ci sentiamo più connessi e arriviamo alla pace e alla gioia.
Gioia dell’essere, beatitudine (ananda) senza cause, senza condizioni.
Perché?. Perché abbiamo messo fine al confronto, al giudizio, alla valutazione. Abbiamo messo fine al condizionamento, che ci rende prigionieri e ottusi. Come dice Osho, la meditazione è la prima e l’ultima libertà.
Senza libertà non ci può essere amore e gioia. Nelle parole di Krishnamurti:"senza un canto nel proprio cuore la vita diventa tediosissima". E l’insoddisfazione, come facciamo a liberarcene?
Non dobbiamo liberarcene, ma coltivarla, finché non diventa una fiamma pronta a bruciare tutto ciò che ci imprigiona. Ma attenzione: non l’insoddisfazione che si traduce in lamentele, ma l’insoddisfazione gioiosa, che ci induce a muoverci, a darci da fare, a prendere l’iniziativa.
Solo un’enorme iniziativa apre le porte alla creatività, al seme divino dentro di noi. Quindi:
"Si deve essere totalmente insoddisfatti non in modo lamentoso, ma con gioia, con gaiezza, con amore. E coloro che non sono per nulla insoddisfatti di come gira il mondo sono come già morti..." L’insoddisfazione è la molla che stimola l’iniziativa, la creatività, la pienezza del vivere. Questo significa trasformare il veleno in medicina, la sofferenza e l’apatia in rivoluzione e in gioia dell’essere.

sabato 5 novembre 2011

La donna e la roccia

Vivo tra le rocce e fino a qualche tempo fa mi limitavo a guardarle da lontano; il mio unico istinto era quello si ammirarle o di accarezzarle lievemente quasi a volerne saggiare la compattezza, poi....non mi è bastato più.. una lampadina si è accesa e con essa la curiosità di rendere quella carezza una presa sicura e di "orizzontalizzare" quel cammino che mai avrei pensato d' intraprendere. E così, imbrago, corda, rinvii, grigri, moschettoni... e la verticalità è diventata curiosità allo stato puro, voglia di misurasi con i propri limiti sia fisici che psicologici... corso e poi falesia... La prima uscita un'emozione profondissima e un'ansia spaventosa, non paura ma solo il sentirsi come una piccola formica che attraversa uno spazio vasto.
Controllo del nodo, magnesite sulle mani e via... primo passo goffo e insicuro, mani ansiose di trovare una presa per sentirsi al sicuro, in salvo... secondo passo e piede alla ricerca di un buon appoggio, di quelli enormi, grossi come gradini e di prese per le mani in cui la mano possa aggrapparsi tutta, cuore che batte ma testa leggera.
E' proprio vero che la bellezza dell'arrampicata sta nel mezzo, in tutto ciò che intercorre tra il primo passo e la catena, quell'emozione che ti prende la bocca dello stomaco, la stanchezza fisica, la voglia di osare e la paura di non farcela  ma, il tutto condito da quella sensazione di totale libertà mentale, di assenza di pensieri... accarezzi la roccia e la roccia ti sostiene con la sua forza. La roccia non è una nemica, lo diventa quando non la si rispetta più, quando non la sia ama.
Non sono una climber nel amina ma lo sono nel cuore... una piccola donna che sfida qualcosa di più grande di lei.. Il gigante e la bambina.
Io mi sento così, mi sento come quella bambina che da piccola si arrampicava sugli alberi di ciliege per mangiarne a sazietà, che scavalcava cancelli per evadere dalla noia...che saliva le montagne di terra scavate dalle ruspe per poi rotolarsi fino a terra... Ora la mia amica è una parete ed io cammino su di essa alla ricerca di quella bambina perduta.

venerdì 4 novembre 2011

La gentilezza

In un mondo ipercompetitivo, nel quale tutto sembra mosso dalla legge del più forte, lo spazio per la gentilezza sembra ridursi drasticamente.
Perdere la gentilezza è perdere una delle virtù più sublimi dell’essere umano.
 La gentilezza è una forma di tattilità sociale, è la misteriosa aurea che emana un’anima armonica dotata di una sensibilità superiore e capace di una forma superiore di amore. Una magica farfalla che porta sulla terra una misteriosa luce di benessere e felicità.
 È un linguaggio universale che va al di là degli organi di senso: la gentilezza è una lingua che anche chi è sordo può sentire perché è un’armoniosa vibrazione delicata che invade l’animo e lo addolcisce lenendo le asperità, le sofferenze, i dolori.
 È un linguaggio speciale tanto luminoso, tanto scintillante di cristallina delicatezza che anche chi è cieco riesce a vedere.
 L’essenza della gentilezza è un delicatissimo fiore, una fragile creatura che rischia di essere schiacciata, ammaccata, calpestata dalla cattiveria, dalla prepotenza, dall’invidia ma, a differenza di tutte le altre realtà, anche quando viene bistrattata e soffocata, essa ti sorride sempre e, guardandoti nel profondo degli occhi raggiunge la tua anima infondendole un ineffabile senso di benessere, di felicità.
Ciò perché la gentilezza è gravida d’amore: un amore tanto esile e sottile quanto invincibile e tenace, quasi impossibile da estirpare.

giovedì 3 novembre 2011

Saturno Contro

Non so se vi siete mai soffermati su cosa possa significare avere "Saturno Contro"; certo che così ha un suono quasi sinistro come se stesse ad indicare una serie di "sfighe" interminabili.
Di solito si dice che avere Saturno contro caratterizzi un momento della vita in cui si vuole riflettere sul percorso fatto sino a quel momento  e sulle scelte fatte, rappresentando una situazione che porta con sé dei cambiamenti. Perchè proprio Saturno e non un altro pianeta?, perchè  è  lui il "Signore" dell'astrologia karmica, che trova le sue origini nella tradizione induista e buddista,  ed è lui che rappresenta il bagaglio di limitazioni che un individuo si porta appresso, alla nascita, dalle vite precedenti dell’anima. Definizione che ha un nonsochè di inquietante ma non c'è nulla di cui spavetarsi, tanto il peggio e l'imprevisto possono solo nascondersi dietro l'angolo e come spesso si sente dire al peggio non c'è mai fine ma, il bello in tutto questo, è che una volta raschiato il fondo del barile si può solo risalire; la stagnazione è un momento transitorio poi vi è la rinascita, perchè è un evento fisiologico del ciclo vitale.  Anche il termine "limite di un individuo" non è molto rassicurante ma non necessariamente deve avere una connotazione negativa. Certo che sentirsi dire che il proprio Karma è  negativo non è confortante, partendo poi dall'assunto che dovrebbe significare "il possesso di uno stato di equilibrio, un insieme di azioni collegate a catena compiute da un individuo nel corso delle sue vite precedenti."
A questo punto potreste chiedervi cosa mai stia farneticando, semplice... il pianeta che in qualche modo condiziona di più le azioni è Saturno, quindi: "Signore e Signori ecco a voi il.... “Signore del Karma”. (staccheto ed applausi).
Non chiedetemi e, soprattutto, non chiedetevi quale lampadina si sia fulminata nella mia testa per addentrarmi in questo vicolo cieco (visto che nemmeno lego l'oroscopo) ma alcuni pensieri vanno assecondati per il solo piacere di ampliare le proprie conoscenze. La curiosità è la molla che spinge a ricercercare il vario e l'eventuale.
Tornando a noi... essendo io una "bastiancontraria" per antonomasia allora dovrei sentirmi in una botte di ferro rispetto a questa storia. Essendo Saturno di segno negativo ed io una bastian contraria, per le leggi della fisica, dovremmo giacere in orbite diametralmente opposte e, questo, mi conforta non poco.
Morale della favola, meglio un uovo oggi che Saturno contro domani.

martedì 1 novembre 2011

Nata sotto il segno del... fuoco.

Siamo impazienti e permalosi...



Istintivi e razionali allo stesso tempo, personalità complesse e antitetiche, possono coesistere nello stesso individuo che potrebbe trovarsi a combattere con se stessi per tutta la vita...


http://www.lunario.com/docs/mesepermese/Zodiaco/Sagittario.html