venerdì 4 novembre 2011

La gentilezza

In un mondo ipercompetitivo, nel quale tutto sembra mosso dalla legge del più forte, lo spazio per la gentilezza sembra ridursi drasticamente.
Perdere la gentilezza è perdere una delle virtù più sublimi dell’essere umano.
 La gentilezza è una forma di tattilità sociale, è la misteriosa aurea che emana un’anima armonica dotata di una sensibilità superiore e capace di una forma superiore di amore. Una magica farfalla che porta sulla terra una misteriosa luce di benessere e felicità.
 È un linguaggio universale che va al di là degli organi di senso: la gentilezza è una lingua che anche chi è sordo può sentire perché è un’armoniosa vibrazione delicata che invade l’animo e lo addolcisce lenendo le asperità, le sofferenze, i dolori.
 È un linguaggio speciale tanto luminoso, tanto scintillante di cristallina delicatezza che anche chi è cieco riesce a vedere.
 L’essenza della gentilezza è un delicatissimo fiore, una fragile creatura che rischia di essere schiacciata, ammaccata, calpestata dalla cattiveria, dalla prepotenza, dall’invidia ma, a differenza di tutte le altre realtà, anche quando viene bistrattata e soffocata, essa ti sorride sempre e, guardandoti nel profondo degli occhi raggiunge la tua anima infondendole un ineffabile senso di benessere, di felicità.
Ciò perché la gentilezza è gravida d’amore: un amore tanto esile e sottile quanto invincibile e tenace, quasi impossibile da estirpare.

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